CAMPIONATO PRIMAVERA 2022-23
Regular s. - Fase finale - Finalissima - Albo d'oro
FINALE
Venerdì 9 giugno 2023, ore 20.30
Mapei Stadium, Reggio Emilia
LECCE-FIORENTINA 1-0 dts
LECCE (4-3-3) Borbei; Munoz, Pascalau, Hasic, Dorgu; Berisha (1’sts Hegland), Vulturar, Mcjannet (43’st Samek); Corfitzen (15’pts Daka), Burnete, Salomaa (14’sts Kljun). A disp. Moccia, Leone, Russo, Abdellaoui, Bruhn, Bruns, Gueddar, Nikko, Minerva, Borgo, Sammi. All. Coppitelli
FIORENTINA (4-2-3-1) Martinelli; Comuzzo (18’sts Caprini), Krastev, Lucchesi, Kayode; Harder (18’sts Favasuli), Amatucci; Capasso, Berti (10’sts Sene), Distefano (18’sts Mendoza Padilla); Nardi (18’st Toci). A disp. Tognetti, Dolfi, Elia, Scuderi, Vitolo, Presta, Chiesa, Vigiani, Ievoli, Gentile. All. Aquilani
ARBITRO Saia di Palermo (Pragliola-Valente; Delrio)
MARCATORI 17’sts Hasic
NOTE ammoniti Harder, Corfitzen, Toci, Kayode, Lucchesi, Vulturar, Amatucci, Hasic
Furono promosse tre squadre dal girone del Sud del Campionato Primavera 2 2020-21: due sono retrocesse di nuovo, Pescara e Napoli, la terza, il Lecce, ha vinto lo scudetto, battendo all’ultima azione dei tempi supplementari la Fiorentina, con un colpo di testa su azione d’angolo del fuoriquota Hasic, difensore centrale svedese, d’origine bosniaca. Terzo titolo per il Lecce, tutti con Pantaleo Corvino al comando: sotto la sua gestione, con Graziano Pellè al centro dell’attacco, era arrivata la doppietta 2002-03 e 2003-04, che aveva contribuito – oltre all’ottima resa economica dei vari Vucinic e Bojinov – a garantirgli il posto di direttore sportivo della Fiorentina. Tornato a casa, anni dopo, il dirigente salentino ha allestito una squadra che ha fatto molto discutere, con 30 stranieri in rosa – tra cui cinque romeni, quattro svedesi, tre finlandesi e altrettanti danesi – e neppure un italiano titolare. Ma era una squadra forte, affidata a un tecnico esperto, un romano dei Castelli, spesso costretto a dare indicazioni in inglese: Federico Coppitelli, un breve e poco significativo passato da calciatore in D con la Lupa Frascati, un paio di scudetti dilettanti con la Nuova Tor Tre Teste, uno con i Giovanissimi della Roma, con Scamacca centravanti, uno con gli Allievi, eliminando il Milan di Donnarumma, Locatelli e Cutrone, e una Coppa Italia Primavera con il Torino, che ha allenato anche nella scorsa stagione. Niente da fare per il suo concittadino e coetaneo, Alberto Aquilani, che perde la seconda finale stagionale, dopo quella di Coppa Italia contro la Roma: ne aveva già vinte tre edizioni, e in conferenza stampa dopo la partita, ha parlato di ciclo triennale finito, annunciato l’intenzione, nonostante l’anno di contratto rimasto coi viola, di voler lasciare la categoria, per provare ad allenare tra i grandi. Si era parlato a lungo di una promozione in prima squadra, sfumata con la conferma di Italiano, divenuta certa con un incontro avvenuto poche ore prima della gara. Potrebbe essere finito anche il ciclo di Coppitelli, ma lui è stato più vago, parlando della necessità di parlare prima con la dirigenza e della curiosità di confrontarsi con realtà estere giocando la Youth League.
Al Mapei Stadium di Reggio Emilia il Lecce, che da mesi ha trovato una sua identità ben precisa, si schiera con l’ormai classico 4-3-3, con McJannet preferito a Samek come mezzala sinistra, e il tridente abituale, Corfizen e Salomaa ai lati di Burnete, capitan Vulturar davanti alla difesa, dove fanno coppia Pascalau e Hasic, e Berisha chiamato a inventare qualcosa in mezzo. La Fiorentina si schiera con un 4-2-3-1 piuttosto asimmetrico, visto che il terzino destro è un centrale adattato, Comuzzo, mentre il sinistro, Kayode, spinge tantissimo, trovandosi spesso a chiedere palla all’ala sinistra, con i compagni di reparto che si risistemano a tre. Non c’è una vera e propria prima punta: nella semifinale con il Torino Toci era assente per infortunio, e Fallou Sene, schierato al suo posto, si è visto pochissimo. Uno finisce in panchina per scelta tecnica, l’altro perché appena recuperato (entrerà al 18’ della ripresa), al centro dell’attacco viene adattato Nardi, che spesso si trova sulla stessa linea un altro centrocampista, l’inesauribile ex Cesena Tommaso Berti, che parte fantasista, e finisce per fare sia la mezzala che la seconda punta. In mediana Harder e Amatucci, Krastev al centro della difesa, insieme a Lucchesi.
In avvio meglio il Lecce: un colpo di testa di Hasic finisce a lato, al 7’ Berisha ha una buona occasione a centro area, ma la sua conclusione viene rimpallata da Lucchesi. La Fiorentina sembra aver un problema con i retropassaggi: il primo, di Krastev, viene bloccato con le mani da Martinelli, il Lecce protesta chiedendo (invano) la punizione a due, al 33’ stessa situazione, stavolta il portiere viola interviene con i piedi, svirgolando il rinvio, con la palla che balla pericolosamente nella sua area. In mezzo non c’è altro, in un primo tempo decisamente noioso, il primo cenno di vita dei viola è un sinistro in girata di Distefano, controllato senza nessun tipo di problema da Borbei.
Berisha ci prova due volte, prima dell’intervallo con il destro e subito dopo con il sinistro, entrambe le conclusioni mancano lo specchio, la Fiorentina chiede un fallo di mano in area, poi cambia il centravanti, sperando di rimediare all’inconsistenza offensiva. Al 21’ il terzino Dorgu – uno dei protagonisti dell’ottima stagione dei giallorossi – avanza sulla trequarti e lascia partire un potente sinistro, non lontano dalla traversa, un minuto dopo nuovo scatto, che costringe Toci al fallo da ammonizione. Poi prova ad accendersi Corfitzen, altro punto di forza della squadra, bravo a liberarsi sul sinistro, ma il suo diagonale a giro parte da troppo lontano per impensierire un portiere del calibro di Martinelli. Ma nel resto del tempo arrivano più cartellini gialli che occasioni, e si va ai tempi supplementari.
Al 6’ del primo Berisha mette in mezzo un cross da trequarti e Burnete, dimenticato dalla difesa viola, stacca a due metri dalla porta, e manda alto: è l’occasione più nitida della partita. Nel secondo un colpo di testa di Dorgu, contrastato da Kayode, finisce tra le braccia del portiere, a cinque minuti dalla fine Aquilani inserisce Sene per Berti, passando al 4-2-4, ma è di nuovo il Lecce a provare a rendersi pericoloso, con un destro da fuori di Burnete, bloccato da Martinelli, poi con Hegland, che manda sull’esterno della rete. A quel punto i due tecnici cominciano a inserire i rigoristi, l’arbitro assegna due minuti di recupero proprio per i cambi, e a metà dell’ultimo, su calcio d’angolo di Daka, Hegland, subentrato all’inizio della quarta frazione a Berisha, devia di testa verso i primo palo, dove sbuca il difensore centrale Hasic, che salta più in alto di un compagno, e mette in rete il pallone dello scudetto. L’arbitro prolunga il recupero, Aquilani si gioca tre sostituzioni ma il colpo è troppo duro per sperare in una reazione, a pochi secondi dalla fine.
La conferenza stampa di Aquilani (che annuncia l’addio)
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